VITERBO – La città si sta appassionando di fronte alla proposta, ormai lanciata da più fronti, di creare un museo del conclave. Tante le reazioni, chi ha precisato di pensarci da sempre, chi ha detto che si tratta dell’ennesima promessa elettorale, e intanto a Roma si sta per svolgere un conclave, uno dei pochi comunicato con largo anticipo, causa dimissioni annunciate e già attuate di Benedetto XVI, e anche stavolta la “città dei Papi” perderà il treno.
E’ appena uscita la notizia sul Corriere della Sera, dove tra le poche cose scritte, viene dato per scontata la realizzazione del museo e si ricorda la nascita del “Cum-clave”, il palazzo papale chiuso appunto a chiave per costringere i cardinali ad eleggere il pontefice, dopo più di due anni di estenuante attesa. Una storia molto conosciuta a Viterbo, pochissimo fuori; magari in questi giorni qualche giornalista lo ricorderà, ma tra un mese o due nessuno penserà al colle del duomo come importante sede papale.
E pensare che in quel colle, che mitologicamente vide trionfare il leone, e poi ospitò etruschi, romani, cristiani, fino ad oggi, cela un grande segreto, un diamante grezzo solo da riportare alla luce. Si tratta della tomba di Alessandro IV, il papa sepolto in un luogo nascosto per evitarne il saccheggiamento delle spoglie da parte dei ghibellini. Da un paio di anni un ricercatore spagnolo, Alberto Pichardo, sta utilizzando ogni sua risorsa finanziaria e culturale per trovare il luogo di sepoltura del papa che diede origine alla festa dedicata a Santa Rosa. Fu proprio Alessandro IV a sognare la piccola viterbese, ordinandone poi la riesumazione del corpo e il trasporto dei cardinali fino alla cattedrale. Il primo viaggio in onore di Rosa, rimasta intatta nella nuda terra, divenuta poi secoli dopo il Trasporto della Macchina.
Sarebbe importante per la città intera, al di là di sogni e voli pindarici. Ritrovare la tomba misteriosa di un papa porterebbe solo benefici in termini di turismo, considerato anche l’alone di mistero che circonda tanti secoli di storia.
Pichardo ha terminato 16 progetti di ricerca e si trova sempre più vicino alla soluzione. “Siamo certi di essere davanti a risultati sorprendenti – ha spiegato il ricercatore – anche se rischiamo di bloccarci e perdere tutto. Siamo quasi certi che la tomba sia proprio sotto il duomo, come il tempio romano. Questo pontefice meriterebbe un mausoleo nel santuario e non di rimanere sotto terra. Inoltre gli stessi studi ci hanno confermato la presenza, estendendoci verso la piazza, di una cripta, di altre strutture e di un pozzo etrusco profondo 30 metri. Da lì partono poi quattro livelli di cunicoli che passano sotto l’ospedale vecchio e seguono i percorsi cittadini”. Un fitto intrecciarsi di passaggi, troppo spesso profanato da tombaroli senza scrupoli, che rende comunque fragile la città, come dimostrato proprio dalla cronaca di questi giorni, che ha documentato la voragine in piazza del Gesù.
“Dal nostro impegno, mio e del professor Pagano – ha concluso Pichardo – è venuta fuori anche la debolezza di alcuni luoghi della città. Per questo è necessario trovare il modo di finanziare le nostre ricerche. Non ci sono più possibilità di andare avanti, sarebbe un peccato buttare all’aria tanti sforzi. Senza considerare il fatto che potrebbe portare tanti benefici a Viterbo e basterebbe veramente poco. Temo che manchi la volontà. E la voragine appena aperta ha solo dimostrato cosa può avvenire, dalle nostre analisi è evidente che sotto il duomo c’è un enorme vuoto, interventi di studio servirebbero anche per consolidare. Due vantaggi indispensabili per la città dei papi, e i risultati sarebbero immediati. Una troupe della Bbc è pronta a raggiungerci per realizzare un documentario che girerebbe il mondo, ma servono risultati. Credo che le istituzioni debbano darsi da fare per dare risposte e aiutare la crescita di questa città”.
Teresa Pierini