Contrasto di linee e colori: Liviabella raccontato dal maestro Di Gaetani

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Un tripudio di pubblico, una serata culturale celebrativa, seguitissima dal pubblico con le performance artistiche del poetica Piergentili, musicale del pianista Pianura e canora della cantante Laura Leo. Ma anche  un tripudio di popolo, per i numerosi visitatori non solo della città capoluogo, ma provenienti da diverse località e anche stranieri, circa cinquemila presenze in un mese di apertura.

L’intervento del maestro Rolando Di Gaetani, di profondo ed accattivante interesse, non solo per il metodo compositivo artistico ma soprattutto per la descrizione del personaggio “Romano Liviabella”, di cui è stato rivelato brevemente vita e aneddoti.

“Non eravamo tanto intimi – esordisce Di Gaetani - ci conoscevamo dagli anni che vanno dal ‘68 al ‘75/’76, poi per scelte e motivi personali ci allontanammo l’uno dall’altro. Erano anni dove si ponevano molte speranze, dove si credeva in quello che si faceva. Di Romano, posso dire una cosa, visti i suoi trascorsi antecedenti alla venuta a Viterbo, quando lavorava alla Rai come scenografo ed era assistente di Cesarini da Senigallia. Lui scelse di venire a Viterbo e fare il pittore. Ma questo non voleva dire che si mantenesse con la pittura. Oggi vediamo tutti questi quadri insieme, perché li ha raccolti il buon Ugo Poggi... meno male che c’è qualcuno sensibile! Ma il pivello, lui dipingeva e poi metteva da parte. Se l’interesse di oggi ci fosse stato pure allora... le cose sarebbero andate diversamente.

Però le cose non vanno così, come si vorrebbe, bisogna essere realistici. Liviabella - ha proseguito il maestro - come già detto era uno scenografo, conosceva il mestiere e stando insieme come facevamo, era un continuo confrontarsi sul modo di dipingere, sul modo di fare. Io venivo con la mia esperienza dalla Scuola della decorazione, fatta sul cantiere, quella dove l’apprendista prendeva i calci nelle parti posteriori, o gli scappellotti, se non faceva le cose come si deve. Lui, invece era venuto da via Ripetta, aveva seguito i corsi dell’Accademia delle Belle Arti di Roma. Era come dire un po’ più intellettualizzato del sottoscritto, però  potevamo confrontarci senza remora, e si parlava di mestiere, alla fine ci trovavamo d’accordo.

Come lavorava Romano? Riciclando intanto la tela di iuta, da bravo scenografo. Poi andava per Viterbo, vedevi che passeggiava e poi faceva questo gesto: unendo il pollice e l’indice delle due mani... apriva una finestrella e inquadrava, con le dita , quello che vedeva dentro e qui nasceva e elaborava il primo quadro.

Poi a distanza di un giorno due, tornava sul luogo, con una finestrella di cartone, in proporzione alla tela che aveva preparato, metteva la finestrella e tutto quello che vedeva lì dentro lo disegnava.  Non disegnava come fa di solito un pittore, con le matite, ma con un pennello piuttosto duro, rigido, tracciava la linea compositiva  che poi andava a riempire. E con questi accordi cromatici, di settima, di ventunesima addirittura minore e di ventunesima maggiore, ma, pensiamo ai neri ai blu messi insieme. Ventunesima minore... perché il buio racchiude, potremmo dire, tutti i colori, al contrario del bianco, allora diciamo che è minore, in quanto non’è che esplode, si richiude come accordi fatti da un’orchestra, con strumenti piuttosto roboanti, cupi, che danno un idea di un drago, che danno un idea di qualcosa di potente di forte, danno un’idea  di contrasto che fortemente caratterizzano l’immagine. Ecco, i contrasti sono forti, e poi sparava quei belli gialli-ocra, che erano il colore delle facciate di Viterbo. Ma soprattutto, lavora all’interno della composizione lineare.

romano liviabella, chiusura mostra, lection magistralis, rolando di gaetani, maestro, pittore, impressionista, tela juta, arte, viterbese, palazzi portoni, finestre, ugo poggi, colezione, viterbo, etruria, la tua etruria, tuscia, alto lazio, tesori d'etruria, cultura, 2015, quotidiano culturale, eventi, manifestazioni, eventi culturali viterbesi, Che cos’è la composizione lineare? È quella che nasce, sulle righe che si inseguono e che circoscrivono spazi ben definiti: quindi le tegole dei tetti, e le finestre, e le porte e le facciate, una accanto all’altra. Quindi, come dire, c’è una convivenza di contrappunti cromatici di una certa soneria e soprattutto di un’armonia composita, che fa alludere a immagini fatte con un certo gusto, quindi, di un pittore: altro è dire di grande talento, io dico pure un pittore molto generiale, un pittore molto bravo. Io dico pittore a riguardo della elaborazione della pittura, io sono un pittore...

Però, stabilire chi era Romano Liviabella... Non si sa dove finisce lo scenografo e dove comincia il pittore. Quindi una convivenza di due scuole messe insieme, in modo così sapiente, da un personaggio che è stato come dire arbitro della sua vita. Ha creato il suo destino, sulla convinzione  che certe cose devono essere fatte in un certo modo, andando financo contro corrente, contro il parere degli altri e quindi questo andare contro corrente, che non gli ha creato tanta fama all’epoca, ma forse più antipatie.

Oggi debbo dire contrariamente, rispetto al passato, felicemente sono contento per lui - ha concluso Rolando Di Gaetani - vedo che la sua persona è stata rivalutata. L'ho conosciuto, era una persona che meritava. Oggi questo omaggio della città di Viterbo, all’interno di una ex-chiesa, che ho saputo ospita uno dei più importanti pittori della pittura barocca, forse il primo in assoluto, quel certo Giovan Francesco Romanelli, sappiamo che è sepolto qui dentro. Quindi possiamo dire, una degna convivenza, tra un’artista dei primi del ‘900, e un grande artista della pittura barocca. Poi lo potete vedere voi stessi, parlare di Liviabella è anche alla fine un po’ riduttivo, si può fare come dire un’analisi necroscopica, della composizione, le linee, i colori e tutto il resto, ma quello che conta è la veduta d’insieme, il quadro parla da solo, Però voglio darvi un suggerimento: guardando i quadri, provate a fare così, create un foro con la mano, unendo l’indice al pollice, ed avvicinatevi al quadro, e attraverso  quel  foro, notate  i quadri, vedrete  la superficie delle tele che si trasformano, avrete una visione tridimensionale. Entrate dentro questi blu, che voi vedete così impolverati sembreranno uno spazio infinito. E i colori delle facciate che si stendono sopra, un contrappunto di luce e di vita, di architettura, tipica di città, meravigliosa quale Viterbo.

Ugo Poggi nella veste impropria di presentatore ha sottolineato che le parole del maestro De Gaetani, sono entrate nel cuore dei presenti, come è entrato lo stesso Liviabella, nelle pitture che ha lasciato.

Una serata tra arte, poesia e musica, che ha dato colore  ed  esaltazione, creando un insieme di  profonda coralità ideale con il pubblico presente in gran numero, con gli intermezzi della cantante/attrice Laura Leo.

Concludendo, il sindaco Leonardo Michelini ha sottolineato che proprio in questo luogo dove è passata la storia, oltre a Romanelli, famoso pittore viterbese, si è creato un connubio forse inaspettato con Liviabella, un collegamento con la sua città.  "Ebbi modo di conoscere Liviabella, un uomo schivo che difficilmente dava confidenza, ma semmai, non la dava a tutti. Ogni tanto quando faceva le mostre - sottolinea il pirmo cittadino - acquistavo un suo quadro su tela di iuta. Mi disse: 'Vede ingegnere, nei miei quadri  si vede la tela e la pennellata', mi resi conto che  fosse proprio questa la differenza con gli  altri pittori. Nei suoi quadri in genere non si vedono cornici, ma solo qualche cornice realizzata con materiale povero, con le tavolette con cui si realizzavano le cassette che servivano a contenere frutta e verdure. Nel tempo ho apprezzato questa particolarità, direi molto viterbese. Essere viterbesi in questa maniera, soprattutto in maniera così culturale, significa essere maggiormente attaccate a quelle radici. Noi abbiamo fatto di meno rispetto forse ad altre città, ma questo non ci deve far sentire sconfitti. Dobbiamo far crescere le nostre potenzialità culturali-artistiche-storiche, abbiamo tanto da far conoscere all’esterno, dai monumenti, alle fontane che caratterizzano le sue piazze. Insomma tutto quello che appartiene a questa città.

Oggi non è la commemorazione di Liviabella - ha concluso il sindaco - anche se sono passati dieci anni dalla sua morte. Secondo me è la riscoperta  di avere una città, di avere persone che sono passate in questa città di grande cultura, da Giovanni Francesco Romanelli, pittore famoso per aver affrescato le sale del Louvre, di Parigi, Sebastiano del Piombo, il maestro del colore allievo di Buonarroti, dell’eclettico Salvator Rosa e del caravaggesco, Mattia Preti, a Corvi, Matteo Giovannetti. Chiaramente non sono come Liviabella, però questa città a veramente dato i natali molto importanti, non solo della cultura di questa città, ma di tutta la cultura italiana ed europea. Io vorrei che tutti riconoscessimo che la volontà e la determinazione di ognuno di noi fossero rivolte a dare a questa città un volto nuovo, dove possa avere un futuro ed essere orgogliosi di tornare, di lavorare, di vivere, per dare corso e forza alla nuova economia, di una nuova civiltà e una nuova comunità. C’è un pezzo di comunità che ha visitato questa bellissima mostra realizzata con niente, bene che queste mostre, altre sono in programma, richiamino quell’attenzione di pubblico che favorisca quel movimento turistico di gente che vuole conoscere la nostra città".

Postem Mortem, la rivincita di Romano Liviabella!

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