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La Macchina di Santa Rosa domina l’immagine simbolo. Giusto, bellissima, ma il simbolo scelto non è uno scatto mentre transita da piazza del Plebiscito, mentre sale verso il sagrato del convento dove riposa la piccola Rosa, o durante il primo Sollevate e fermi. L’immagine è quella di Expo2015, tratta direttamente dal rendering di Fiore del cielo piazzata tra i padiglioni di Eataly. Purtroppo vi dovete accontentare, perché alla stampa è stato consegnata una fotocopia e questa è l’unica informazione uscita da Palazzo dei Priori in merito al progetto milanese.

L’ex presidente del consiglio comunale ha difeso la scelta della Macchina come simbolo, perché lega la candidatura all’esposizione internazionale e all’Unesco. Giusto, lo stesso Unesco che lo scorso anno già era una certezza e che era stato dimenticato nelle pubblicazioni dell’amministrazione.

Ma domani è un altro giorno e ora l’interesse è il bando Mibact e quel milioncino che balla sul tavolo. Per Rossi è assurdo che la città non abbia reagito al progetto di mostrare a una trentina di milioni di visitatori l’attrazione più bella e importante di Viterbo.

Vero, forse la città non ha mostrato entusiasmo, ma le motivazioni potrebbero essere molteplici. Prima fra tutte l’idea di chiudersi dentro una stanza e organizzare questa trasferta. Quanti cittadini sanno di questo progetto? Quanti hanno capito cosa sta accadendo? Forse non molti, di certo lo sa chi per prima ha proposto mesi orsono quello che sembrava una folle idea (leggi: "Mesi di impegno per Fiore del Cielo ad Expo... chi raccoglie i frutti del nostro lavoro?"), di certo lo avrebbe dovuto sapere chi Fiore del cielo lo ha progettato e fatto sfilare per le vie della città per sei anni (leggi: Fiore del Cielo ad Expo2015. Chi meglio di Vittori può curare l'allestimento?). Lo sanno si, ma non hanno avuto voce in capitolo sulla realizzazione della trasferta. Certo, l’amministrazione ha tutto il diritto di scegliere con chi lavorare, come ben precisato dal primo cittadino alla stessa architetto Gimma durante un conferenza, ma forse coinvolgere chi Fiore del cielo l’ha pensata, disegnata, corretta anno dopo anno, migliorata… sarebbe stato il minimo, altrimenti è come cantare a squarciagola Pensieri e parole… e sostenere di aver scritto parole e musica!

Non è che senza coinvolgere imprenditoria locale, costruttore, allestitore, ideatore, Sodalizio… si rischia di snaturare l’intera tradizione viterbese, mostrando un’immagine non rappresentativa del vero senso del “nostro” 3 settembre?

Non sappiamo se la Macchina di Santa Rosa sarà allestita così, al momento ci basiamo sull’unica immagine, sperando che non sia quella finale. Ma quello che vediamo ora è un monumento fermo, statico, piazzato tra capannoni moderni, e associato ad altri monumenti scelti per ogni regione italiana.

Chi ha curato questo allestimento? Con quale incarico e con quale impegno di spesa?

La cosa più complessa da spiegare, specie a chi viterbese non è e non ha mai visto un Trasporto, è il concetto stesso di Trasporto. Già il nome macchina genera equivoci, perché il primo pensiero è qualcosa di meccanico, e invece il lato meccanico nasce da sforzo, sudore, passi perfettamente assestati e una coordinazione speciale dei Facchini. Dove sono quei facchini nell’allestimento? Mettere la Fiore del Cielo a terra è già un errore, perché la rende statica esattamente come le altre decine di monumenti presenti nelle vie di Expo2015.

L’operazione promozionale è indiscutibile, e ben finanziata con 73mila euro forniti dalla Regione Lazio, ma il rischio è che chi passa senza approfondire non comprenda il significato, almeno per quel poco che si è visto ora.

Sicuramente sarà migliorato, sarà fatto meglio, ci vogliamo credere e sperare, ma rimane il neo di non aver coinvolto praticamente nessuno dei protagonisti. Rimane la certezza di aver deciso tutto dentro quattro mura, come sempre, dal Palazzo. Sarà forse questo il motivo per cui la città non ha capito, caro consigliere Rossi?

Teresa Pierini

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