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VITERBO - La Minimacchina presentata per festeggiare il cinquantesimo anniversario del Trasporto nel Centro Storico ha stupito con il meccanismo centrale: nei punti senza ostacoli in altezza, primo fra tutti piazza del Plebiscito, il fiore stilizzato che raccoglie la storica statua della Patrona si è alzato di quasi un metro, conquistando un altro pezzettino di cielo viterbese.

Luce di Rosa ha così immediatamente conquistato i viterbesi, accorsi a migliaia ad ammirarla da ogni via del percoso, il più lungo, anche più di quanto fatto dai Facchini adulti il 3 settembre.

Tre le squadre in cui sono divisi i 233 piccoli cavalieri, disposti nel gruppo in funzione dell'altezza, espediente fondamentale per superare i punti più bassi, come l'arco di via Mazzini, attraversato praticamente in ginocchio.

Tanti gli applausi all'apertura del telone messo a protezione della nuova Minimacchina targata Mastro Srl, con il supporto 3D di Luca Occhialini, insieme per modellarla come pensata da Lucio Laureti e dagli architetti Mario Todini, Alessandro Piccinini, Nastassia Maria Andreani.

Anche per Luce di Rosa, così come per Gloria, domina il bianco, le linee morbide degli angeli e la profondità data da led e luci vive. Piace al primo sguardo in piazza Dante, dove la ammirano da subito il vescovo Chiarinelli, le suore giunte dal Santuario, il sindaco, assessori e consiglieri comunali, Mecarini e Rossi per il Sodalizio e gli amici delle altre due Minimacchine.

Non c'è tempo da perdere, lo spettacolo deve conquistare le vie strette della città: Alessandro Lucarini, capofacchino del Centro Storico, li incita, urla: "La Macchina è vostra e dovete darvi da fare per riportarla a casa", gli ricorda che ogni passo deve essere unito e che il proprio posto va conquistato. Frasi che fanno sentire grandi questi piccoli uomini, diventati immensi nella propria famiglia per una notte. Si impegnano, sudano, stringono i denti, ma il loro sguardo quanto si alza verso la statua di Santa Rosa è sempre amorevole. Sono tutti d'un sentimento, imparano in queste sere ad esserlo, e donano alla città l'ennesima notte da applausi.

Superato il primo ostacolo, solo la coroncina di led sembra sfiorare l'arco, si muove un po' e torna al suo posto: prova superata. Inizia l'alternanza tra i gruppi che entrano ed escono in marcia, pronti a prendere in spalla la "loro Luce".

In via dell'Orologio vecchio, tra tanti occhi, è presente uno più amorevole, è quello di Ivo, uno degli artigiani che cinquant'anni fa si fece coinvolgere insieme ad altri amici, tra cui Renzo Lucarini, ancora in team insieme al figlio, per tarsformare il gioco di un gruppo di bimbi nella serata che conosciamo ora. La Mini macchina nasce così, con una serie di scatoloni uno sull'altro e tanta voglia di emulare i grandi, racconta Ivo mentre Luce di Rosa è ferma davanti a lui. I ragazzi mettevano una camicia bianca, un pantaloncino, una fascia rossa e in vita e in testa il fazzoletto di nonno, aggiunge la moglie. Un gioco, spontaneo, sincero, che con il tempo, prima con piccoli monumenti in compensato, poi sempre più articolata fino all'opera d'arte di oggi, diventa appuntamento fisso, imitato anche da altri quartieri. La statua è sempre quella, dopo una piccola pausa per la precedente minimacchina, in cima alla Minimacchina è tornata la statua di quegli ani '60, realizzata per il gioco di qualche bambino ora decisamente adulto.

Un pezzo di storia viterbese, raccontato anche nel libro realizzato dal Comitato Centro storico in occasione del cinquantesimo anniversario della festa.

E' tempo di ripartire, lungo via dell'Orologio vecchio, in discesa, tutta d'un fiato, per il primo passaggio a piazza delle Erbe, poi il giro per via Saffi e la prima sorpresa, entrando in via Cauvor, con una piccola sosta Luce di Rosa si alza, la statua spunta come un bocciolo e si lancia verso il cielo. Un premio per il numerosissimo pubblico presente, a cui in piazza del Plebiscito sono dedicati anche i giri.

Il viaggio prosegue ancora verso il corso, per giungere in piazza Verdi, penultima tappa del gruppo dei grandi, che hanno il compito di portarla di corsa lungo la salita, raggiungere il Santuario e riportarla alla Crocetta, quartiere dove visse proprio Rosa. Consueta festa davanti sul sagrato del Santuario dedicato alla Santa, e ripartenza verso "casa". Ultimi tre tranche, una per ogni gruppo, per essere accolti in piazza Dante tra gli applausi dalle proprie famiglie.

Gioia, bandane in aria e commozione: l'animo gentile di uno dei minifacchini ricorda Mario (Agostini, componente storico del team che crea la macchina, scomparso lo scorso settembre), si chiede se lui ne sarebbe lieto. Alessandro chiede il silenzio in piazza e lo dice a tutti: "Ne sono certo, Mario sarebbe stato felicissimo di quello che avete fatto stasera".

Teresa Pierini