VITERBO – L'Auditorium Unituscia gremito di studenti ha accolto gli ospiti invitati dal Coni, giunti a Viterbo per parlare dell'alimentazione nell'attività fisica e nell'età dell'adolescenza, argomenti mai scontati, specie quando si parla di ragazzi che devono essere in salute per fare sport e crescere.
L'evento, svoltosi nell'auditorium dell'Università della Tuscia, gentilmente concesso dal rettore Ruggieri, ha visto presenti gli studenti degli istituti viterbesi Ruffini, Savi e Santa Rosa, insieme a quelli del Besta di Orte e Midossi di Civita Castellana; in prima fila Arruzzolo per Viterbo con Amore, Lucarini in rappresentanza del mondo del calcio e Giovanni Gentile, olimpionico nel triplo a Mexico 1968, dove piazzò il record mondiale di 17,22, pure se per pochi minuti, poi battuto dal collega russo.
Dopo i saluti istituzionali da parte del delegato provinciale Alessandro Pica, da Mauro Checcoli, campione olimpionico anche lui, Tokio 1964 nell'equitazione e ora presidente A.o.n.i., e dell'assessore Delle Iaconi, che ha annunciato l'imminente firma della convenzione tra Comune e Coni, è stato il momento dell'ospite d'onore: Alessandro Campagna, allenatore del Settebello medaglia di bronzo a Rio e ripetutamente campione e medagliato ai tempi in cui era lui in vasca, con costume e calottina, annunciato dal moderatore dell'incontro, il giornalista ex Gazzetta Gianni Bondini.
Campagna ha utilizzato il suo intervento per motivare i ragazzi presenti, spiegando anche qualche tecnica vincente e iniziando a raccontare un episodio che viene spesso citato dagli atleti di successo, destino dei migliori: “Avevo 13 anni, iniziavo a giocare a pallanuoto e stavo seguendo Montreal in Tv con mio cugino, ho guardato e ho detto... su quel podio salirò anche io”. Un sogno che si è realizzato nel 1992, a Barcellona, dopo l'intenso lavoro svolto da Ratko Rudić, l'allenatore croato che ha portato la mentalità vincente nel Settebello. “Quell'anno vincemmo contro la Spagna, padrona di casa e regina indiscussa, dopo 6 tempi supplementari e un pubblico tutto per loro. Rakto aveva infuso in noi anche la preparazione mentale necessaria a battere lo stress, sempre coadiuvati da uno staff coeso, unica chiave che porta al risultato”.
Campagna giocò fino ad Atlanta 1996 e poi, dopo aver vinto praticamente tutto in acqua, sfruttando anche il diploma Isef, scelse la carriera dell'allenatore, ricominciando da zero, partendo dal ruolo di “porta palloni” e guadagnando praticamente un decimo rispetto ai tempi da giocatore, di nuovo accanto a quel Rudić che gli insegnò come creare un team vincente.
“Nel 2001 diventai tecnico e nel 2003 decisi di tentare l'esperienza in Grecia e tornai in Italia nel 2008, nel momento peggiore della nazionale, dopo una serie di risultati sempre calanti. Era il momento giusto per creare quel team partendo da zero. In pochi ci credevano ma in soli due anni il Settebello vinse l'oro ai mondiali, eravamo tornati campioni. Da tecnico ho però dovuto affrontare una nuova sfida, quella con il tempo che passa: gli atleti erano tutti grandi e scelsi di avviare quel ricambio generazionale necessario a costruire Rio e le olimpiadi future. Il resto lo avete visto, siamo arrivati terzi dopo le due nazionali più forti al momento, con una squadra piena di ventenni e un'età media di 26 anni. Non è stato facile, prima delle olimpiadi si sono infortunati due punte di diamante, il portiere e il centro-boa, che hanno recuperato, anche se Aicardi ha rotto il setto nasale, volendo rimanere sempre in acqua con una maschera protettiva. E' quello il senso della squadra, nonostante infortuni e problemi c'è modo per rimanere uniti e vincenti”.
Una vera lezione di stile data ai ragazzi, anche quando si parla di regole: “Ne metto poche ma devono essere rispettate, è quello il trucco, insieme al team. La squadra non è fatta solo dagli atleti ma da tutto lo staff tecnico, che scelgo con attenzione prendendo il meglio da ogni disciplina. Insieme si parla della situazione e si decide: certo le scelte le faccio io ma tutti devono essere coinvolti. Vi racconto questo ultimo episodio per dimostrare quanto tutti siano importanti: la sera prima di una finale la nostra psicologa mi segnalò tre giocatori che sembravano distratti, appagati. Lavorammo tutta la notte su immagini di gioco utili a galvanizzarli, il giorno seguente uno aveva recuperato la voglia di vincere, il secondo ha visto il video e ha capito, il terzo era ancora demotivato, non si sentiva all'altezza dell'avversario. Ha rivisto con me le azioni fondamentali portate a segno in partite precedenti, convincendosi delle sue possibilità e quando ha visto la bandiera sventolare sotto le note dell'inno ha deciso che ce la poteva fare. Fu il miglior giocatore della partita che vincemmo sulla Serbia. Niente è impossibile!”.
Dopo l'intervento di Campagna i ragazzi hanno assistito alle relazioni specifiche su nutrizione e sport, tra cui quella di Nicolò Merendino, docente di Scienza dell'alimentazione, dipartimento Biologia Unituscia.
Teresa Pierini