VITERBO - Il codice manoscritto contenente lo Statuto di Bagnoregio è stato ritrovato, recuperato e riconsegnato alla Diocesi di Viterbo e depositato al centro diocesano di documentazione per la storia e la cultura religiosa.
La consegna è avvenuta da parte del capitano Michelangelo Lo Buono (Comandante del Nucleo carabinieri tutela patrimonio culturale di Roma) a don Luigi Fabbri (Vicario generale della Diocesi di Viterbo) martedì mattina 17 gennaio nella sede del Cedido.
Lo Statuto è un codice cartaceo di una novantina di carte, di formato di mm. 290 x 218, con scrittura di un bel gotico un po’ arrotondato, ornato al principio di ogni libro (ve ne sono cinque) con iniziali grandi fregiate a colori rosso e nero; le rubriche e la lettera iniziale dei capitoli sono scritte in rosso come anche in rosso sono i numeri romani indicanti le parti del codice.
Quello di cui stiamo parlando è una copia quattrocentesca dell’originale che è del 1373 (che non esiste più), con modifiche e aggiunte fatte da diverse mani per le successive revisioni compiute nel corso del XV e del XVI secolo.
Ed ora la storia di oggi: il codice manoscritto contenente lo Statuto era stato sottratto dall’Archivio diocesano di Bagnoregio probabilmente negli anni Settanta ed è comparso improvvisamente nel Catalogo della Casa d’aste Babuino di Roma, come lotto 340 in vendita il giorno 6 luglio 2016, nel quale era così descritto: “Manoscritto in caratteri gotici. Un volume ed. probabilmente cinquecentesca. Piena pergamena. Restaurato”.
Non era indicato il prezzo base d’asta, ma senza dubbio sarebbe finito ben sopra i 1000 euro.
I carabinieri del Nucleo patrimonio culturale, a seguito di denuncia presentata dalla Diocesi di Viterbo hanno sequestrato il codice e, successivamente, dopo le indagini della magistratura, lo hanno riconsegnato ai legittimi proprietari che ora lo custodiranno e metteranno disposizione degli studiosi.
"Questa avventura si conclude con un successo - sottolienano orgogliosi dalla Diocesi viterbese - abbiamo recuperato un bene culturale molto prezioso. E’ un auspicio perché episodi del genere siano sempre più frequenti e il nostro patrimonio culturale non sia più disperso".